La giornata dell’alimentazione

La giornata internazionale dell’alimentazione fu istituita il 16 ottobre 1945 quando in Canada, nel Quebec, 42 paesi si riunirono per fondare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, conosciuta come FAO.

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Ad oggi l’Organizzazione conta 183 Stati membri che operano in più di 130 paesi in tutto il mondo. L’obiettivo comune è quello di migliorare il sistema alimentare mondiale per limitare i problemi legati alla malnutrizione e alla fame e permettere un accesso al cibo egualitario, condizione necessaria per una vita sana.

La giornata che si celebra nella data odierna prende forma quindi intorno a nobili ideali e dall’impegno congiunto di più nazioni per appianare il divario oggi esistente in tema di alimentazione in tutto il globo.

Un problema che oggi si lega indissolubilmente a quello della sicurezza alimentare è il cambiamento climatico. Le temperature sempre più elevate e i disastri ambientali ai quali stiamo assistendo sempre più di frequente hanno un impatto sempre maggiore sui guadagni di moltissimi agricoltori, allevatori e pescatori in tutte le parti del mondo.

https://www.focsiv.it/18767/

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Senza dimenticare poi le nuove sfide poste dalla pandemia: alcuni provvedimenti restrittivi posti per fronteggiare il Covid-19 hanno inevitabilmente compromesso l’accesso ad alimenti sani e nutrienti. Non si parla solo di restrizioni materiali e fisiche, quali ed esempio il coprifuoco o il divieto di uscire dal proprio Comune di residenza, ma ancora più impattanti sono state le conseguenti ristrettezze economiche alle quali sono andate incontro famiglie già in netta difficoltà da questo punto di vista.

Al calo dei salari si è accompagnato in maniera proporzionale l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e una delle lezioni più importanti che la FAO ha imparato in questi anni di attività (più di 75) è che non basta produrre più cibo ma bisogna garantire l’accesso effettivo per tutti; lo scopo è quello di assicurare sistemi alimentari sostenibili, che siano in grado di fornire diete sane e a prezzi accessibili per tutti, compresi i più fragili.

https://www.fao.org/world-banana-forum/activities/good-practices/organic-production-peru/ru/

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È proprio in questa direzione che la FAO ha promosso vari interventi per lottare contro fame, povertà
e malnutrizione. In Perù i coltivatori di banane biologiche, formati dall’Organizzazione stessa, hanno contribuito a sostenere il programma nazionale di alimentazione scolastica consegnando a domicilio i pasti per i bambini.

Il rappresentante FAO in Perù, John Preissing si è mostrato estremamente ottimista ed ha affermato che «entro il 2030, saremo in grado di superare la fame in America Latina e il Perù sarà un leader di questo processo, sarà uno dei primi paesi ad arrivarci». Si parla in questo senso di obiettivo “fame zero”.

Sempre in questa direzione il MInisterio de Salud (MINSA) ha individuato una Estrategia Sanitaria de Alimentación y Nutrición Saludable.

https://www.gob.pe/institucion/midagri/campa%C3%B1as/2596-campana-come-sano-vive-saludable

https://www.gob.pe/institucion/midagri/campa%C3%B1as/2596-campana-come-sano-vive-saludable

Questo piano si propone di migliorare lo stato nutrizionale generale della popolazione peruviana  con interventi sui temi della salute e della nutrizione, mettendo in primo piano i bisogni dei gruppi vulnerabili e di quelli in estrema povertà. In concreto si vuole promuovere un modello di alimentazione che sia adeguato per la popolazione e che possa ridurre principalmente la malnutrizione infantile e materna, nonché l'obesità, condizioni molto diffuse in Perù.

Ciò è testimoniato anche dai risultati del Demographic and Family Health Survey (Endes) del 2018 pubblicato dall'Istituto Nazionale di Statistica e Informatica (INEI).
Secondo questo studio, il 37,3% dei peruviani di età superiore ai 15 anni è in sovrappeso, cifra aumentata di 1,2 punti percentuali rispetto al precedente anno. Ciò risulta aver colpito in maniera molto simile sia gli uomini (37,5%) sia le donne (31,1%).
Lo scenario sopra descritto si fa ancora più cupo se si guarda alla popolazione infantile.
Sebbene la malnutrizione nei bambini sotto i 5 anni sia notevolmente migliorata, con il passaggio dal 28,5% al 12,2% nell'ultimo decennio, anemia e sovrappeso colpiscono rispettivamente il 43,5% e l'8,6% dei bambini.

Anemia, sovrappeso e obesità sono dunque centro dei problemi nutrizionali a livello nazionale.

Per affrontare questi problemi lo Stato ha approvato la Ley N° 30021, ha aumentato le tasse sul consumo di cibi altamente calorici e bevande zuccherate e ha sviluppato piani sanitari.
Si tratta sicuramente di interventi significativi e di grande impatto sul piano simbolico, ma ciò che uno Stato dovrebbe fare sarebbe assumere una vera posizione di educatore e di tutela della salute, perché ricordiamo che una corretta alimentazione è alla base del benessere e ognuna delle politiche attuate dal Governo rientra nel complessivo quadro costituzionale che assicura ad ognuno il diritto alla salute.

Se lo Stato investisse in una corretta educazione alimentare, la popolazione potrebbe essere in grado di servirsi dell’aiuto e della consulenza di un nutrizionista in maniera autonoma. Sorge qui un altro problema, legato questa volta ad aspetti più pratici e cioè all’accesso a questi stessi professionisti.
Sebbene il settore sanitario abbia, negli anni, incorporato sempre più nutrizionisti nel servizio sanitario, ci sono ancora molti posti totalmente scoperti. Sono stati stimati circa 6.500 nutrizionisti a livello nazionale, che appaiono perciò insufficienti a coprire le prestazioni richieste da 7.800 strutture del settore sanitario pubblico.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione (FAO) concludono sottolineando che i problemi nutrizionali persistono in Paesi come il Perù a causa della mancanza di budget sufficienti e di una vera politica sanitaria per affrontarli.

https://www.ipsos.com/es-pe/alimentacion-y-vida-saludable-en-lima

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