GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA.

Il 20 novembre si celebra la giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza. La celebrazione di tale giorno è un faro di ricordo e attenzione nei confronti di quegli individui che formeranno gli adulti del futuro. Nel 1954 l’Onu raccomanda la creazione di un giorno destinato a celebrare la fratellanza tra i bambini e le bambine di tutto il mondo e a promuoverne il benessere: fisico, educativo e psicologico.

Questo giorno ci ricorda che i bambini hanno diritto alla salute, all’educazione e alla protezione e si festeggia il 20 di novembre perché giorno dell’approvazione della convenzione sui diritti dei bambini.

Insieme al 20 di novembre altre possono essere le date destinate alla celebrazione dei bambini. In Perù ogni seconda domenica del mese di aprile si celebra il “Día del Niño Peruano”.

A questo proposito è importante focalizzarsi su uno degli obiettivi comuni sia all’Unicef che all’Onu riguardo la promozione dei diritti dei bambini: l’educazione.

Da qualche anno l’Onu promuove gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile entro il 2030. Il quarto di questi obiettivi è promuovere un’istruzione di qualità con l’intento ultimo di “garantire un’istruzione inclusiva, equa e di qualità, garantendo opportunità di apprendimento per tutta la durata della vita e per tutti”.

Nel caso specifico del Perù l’ufficio peruviano dell’Onu rilascia dei dati. Nel 2019, 89.5% dei bambini peruviani terminavano gli studi primari: i bambini cresciuti nelle zone urbane hanno tassi più elevati di conclusione scolare. Nello stesso anno si registra un 76.5% di alunni che concludono il percorso secondario.

Alcuni dei dati che saltano all’occhio sono la disparità percentuale tra i casi studio dei bambini nelle aree rurali e quelli nelle aree urbane. Per la voce sui risultati dell’apprendimento lo scarto è spesso molto ampio tra le due categorie. Del 14.5% dei ragazzi che terminano la scuola secondaria con competenze soddisfacenti il 16% appartiene alle aree urbane e solo il 2.4% a quelle rurali.

A questo proposito è utile ricordare che già da bambini, l’ingresso nelle scuole mostra una differenza sostanziale nello sviluppo di bambini di livello socioeconomico basso rispetto ai coetanei benestanti.

Come segnala l’Unesco, l’apprendimento comincia già dalla primissima infanzia e la componente educativa in questa fase è fondamentale. In questa direzione si focalizza uno studio di GRADE (Grupo de Análisis para el Desarrollo) il quale studia la metodologia di ricerca per il miglioramento dello sviluppo infantile basato su programmi svolti in centri specializzati e in casa. I primi sono quelli che si caratterizzano per lavorare direttamente con i bambini: centri di cura come per esempio l’asilo nido, dove i piccoli sono divisi secondo dei criteri e sono seguiti da professionisti dell’educazione o della salute. Nei programmi che si sviluppano in casa non sono i bambini ad essere al centro del programma di sviluppo, ma i genitori che cercano migliori metodi educativi per i loro figli in modo tale da garantire loro un’attenzione adeguata e migliorare le possibilità di sviluppo. Questo perché come mostrano numerosi studi, l’educazione e la possibilità di un’educazione positiva derivano anche dal vissuto personale dei bambini e degli adolescenti. Migliorare le conoscenze sulle competenze educative dei genitori è un mezzo per raggiungere una migliore qualità educativa dei figli.

Naturalmente nel clima della pandemia molti sono stati i fattori discriminanti per un’educazione di qualità. È importante ricordarsi che la scuola è di fatto il secondo luogo di socializzazione più importante per i bambini e gli adolescenti che viaggiano tra un’età compresa tra i 3 e i 17 anni. Con il Covid-19 questo spazio è diventato di fatto virtuale. È ancora prematuro stimare quali siano gli effetti della pandemia sull’impatto scolastico a lungo termine dei giovani. Quello che è stato possibile vedere è che il rischio di problemi di salute mentale è più frequente in quei ragazzi che non hanno apprezzato la scuola online e hanno anche difficoltà accademiche (62.9%).

L’ultimo 4 agosto il ministro dell’istruzione peruviano ha mostrato l’impatto del Covid sull’educazione. Secondo le analisi statistiche ufficiali 705,000 bambini e adolescenti hanno interrotto gli studi nel 2020. A questo proposito il governo peruviano ha dichiarato lo stato di emergenza per il sistema d’istruzione fino al primo semestre del 2022. L’obiettivo è quello di consolidare e favorire l’apprendimento da parte degli studenti – di scuola primaria, superiore e tecnica- che hanno subito gli effetti del Covid 19.

Sei sono i punti da seguire per il recupero e il consolidamento dell’istruzione: ritorno in presenza, sviluppo professionale dei docenti, innovazione tecnologica e competitività educativa, attenzione alla popolazione rurale, indigena e afro-peruviana così come a persone con disabilità ed infine decentralizzazione.

In concomitanza con lo stato di emergenza del governo anche l’UNICEF Perù si è mosso nel corso della pandemia con la campagna #RegresamosAlCole.

La campagna ha l’obiettivo di sensibilizzare rispetto ai problemi che gli alunni affrontano all’interno del contesto della pandemia e consiglia come aiutare i ragazzi anche a distanza: ascoltandoli, capendo quali siano le loro necessità, realizzando attività che coltivano emozioni positive.

Bibliografia:

Grupo de Análisis para el Desarrollo (GRADE); Investigación para el desarrollo en el Perú, 2016.

UNICEF; LA SALUD MENTAL DE NIÑAS, NIÑOS Y ADOLESCENTES EN EL CONTEXTO DE LA COVID-19, 2020.

UNICEF; EDUCACIÓN EN PAUSA: Una generación de niños y niñas en América Latina y el Caribe está perdiendo la escolarización debido al COVID-19, 2020.

https://peru.un.org/es/sdgs/4

https://www.youtube.com/watch?v=V7oTCh6fhGc