Il fenomeno delle ragazze madri in Perù
Oggi, 9 di maggio ricorre una data speciale in Perù così come in altri paesi del globo: la Festa della Mamma.
Anche nel paese andino tale giorno si trascorre celebrando la donna incarnata nel ruolo della figura materna. Aldilà dell’immobilità sociale obbligatoria, questo giorno rimane comunque un momento di festa per le famiglie.
A questo proposito sarebbe indicato capire che cosa si intende per maternità in una prospettiva che rappresenti le giovani donne peruviane e che al contempo abbracci una narrativa globale di maternità.
Secondo un articolo di Kelly Cieza Guevara intitolato “Representaciones sociales de la maternidad de mujeres jóvenes de Lima” (Rappresentazione sociale della maternità delle giovani di Lima) il cambio generazionale e il maggiore ingresso delle ragazze all’educazione universitaria ha influito nella traslazione del fenomeno della maternità come la parte di un progetto di vita di più ampio respiro. La Guevara intervista alcune ragazze ed esse esprimono che sebbene il desiderio di creare una famiglia sia contemplato, ad esso si aggiunge il bisogno di una stabilità economica e lavorativa, desiderio piuttosto comune nelle giovani donne delle nostre generazioni.
Naturalmente le prospettive di vita delle donne peruviane variano a seconda delle istituzioni che le circondano: dalla famiglia di origine, dalla scuola fino alla chiesa. Se consideriamo il livello di istruzione delle ragazze, con il cambio generazionale si è osservato un incremento dell’ingresso delle donne all’università, fattore che ha permesso loro di avere una visione più critica del sistema tradizionale di genere e di conseguenza di estraniarsi dalla visione peculiarmente patriarcale della donna come angelo del focolare.
Quello che però risalta in questo contesto è la contraddizione del fenomeno delle ragazze madri. UNPFA, il fondo delle Nazioni Unite che si occupa del supporto delle popolazioni in situazioni di crisi, si è occupato di quantificare e studiare tale fenomeno sia a livello globale che locale. Secondo il reportage del 2013, in tutto il mondo nel 2013 erano 7,4 milioni le minori di 18 anni che partorivano e di queste, 2 milioni, hanno meno di 15 anni. Un numero sorprendente se pensiamo alla vicinanza storica della ricerca. Naturalmente il numero totale si distribuisce in maniera diversa a seconda delle aree geografiche. Un dato interessante da osservare è stato proprio quello sull’America Latina, unica regione in cui i parti di ragazze sotto i 15 anni di età sono aumentati e secondo le stime i numeri continueranno ad aumentare fino al 2030.
La situazione del Perù non sembra cambiare di trend. Anche nel paese l’UNFPA, insieme a Plan International, si è occupato di stabilire l’entità del fenomeno sia a livello sociale che economico. Quello che lo studio dichiara è che, sebbene la TEFA (tassa specifica di fecondità adolescente) sia decrescente, il paese non è alieno a tale fenomeno, al contrario, ogni otto minuti in Perù un adolescente tra i 15 e i 18 anni di età dà alla luce un bimbo e ogni giorno quattro ragazze di età inferiore ai 15 anni partorisce. L’origine di tale fenomeno lo si può ricercare nel patrimonio patriarcale incorporato nel Perù che tende a non lasciare libertà di espressione nella uguaglianza di genere. Spesso la causa della gravidanza è dovuta alle violenze fisiche che le giovani donne subiscono, alla diseducazione nei confronti del tema e al poco controllo delle politiche di tutela e prevenzione della sessualità. Anche all’interno del paese stesso le percentuali variano. Il fenomeno è più ricorrente nelle aree rurali e amazzoniche ma ciò non implica che non sia presente anche nelle aree urbane.
Chiaramente il prezzo da pagare è alto. La maternità infantile provoca un cambio nei progetti di vita delle ragazze. La tendenza vede una alta percentuale di abbandono precoce degli studi per entrare nel mercato del lavoro.
Le conseguenze di queste azioni sono chiare, l’abbandono scolastico riduce le possibilità di un lavoro ad alto reddito e sebbene le ragazze madri entrino prima nel mercato del lavoro rispetto alle loro coetanee, esse tendono a rimanere negli strati inferiori del mercato del lavoro perpetuando nel lungo periodo una trasmissione generazionale della povertà.
In Perù l’abbandono degli studi dovuto ad una gravidanza e la conseguente scelta di lavori domestici poco remunerativi (e.g. caregiver o addette alle pulizie) si mostra nel 13.2% del totale delle donne tra i 15 i 24 anni che hanno almeno un figlio.
Il problema nasce da una mancanza endemica di assistenza e tutela delle giovani madri che si trovano in giovane età a dover crescere un figlio da sole. Da qui sorge la questione dell’assistenza al bambino; se la madre è sola, chi si prende cura del bebè? La soluzione spesso trovata è quella di un lavoro poco redditizio che permetta alle giovani madri di poter portare con sé il loro bambino.
Quello che l’UNPFA raccomanda per evitare il perpetuarsi del fenomeno è dare priorità e rendere più efficaci le soluzioni politiche e i programmi di prevenzione alla gravidanza adolescente attraverso interventi strutturali. Garantire la continuità e\o la stabilizzazione dei servizi di salute sessuale e riproduttiva nel contesto della pandemia, così come, distribuire gratuitamente i contraccettivi. Un’altra soluzione efficace è lo sviluppo dei servizi di attenzione prenatale, di parto e postparto. A livello lavorativo si auspica il rendere sicuro l’accesso delle madri adolescenti nel mercato del lavoro sicuro e tutelato e di permettere loro di coordinare vita lavorativa e familiare.
Quello che è importante sottolineare è che l’aver sperimentato una gravidanza infantile non deve essere causa di discriminazione per le dirette interessate. Il centro della questione è il capire quanto sia fondamentale conoscere il fenomeno e le sue conseguenze e spingere chi di dovere a sostenere chi vive tale situazione e ad incoraggiare all’attenzione la restante parte.
Miriam Mancini